La Ricerca, l’anima più profonda dell’Università

La ricerca è l’anima più profonda dell’Università: è ciò che la rende autonoma, capace di visione, ispiratrice di cambiamento. Il futuro Politecnico deve diventare sempre più un centro di Scienza libera e trasversale. Non solo un luogo in cui si producono risultati scientifici, ma un ecosistema dove si generano idee capaci di incidere nella società, nell’economia, nella cultura. In un mondo attraversato da trasformazioni epocali, un Ateneo ha il dovere di sostenere e indirizzare la ricerca verso temi chiave, sviluppando approcci
interdisciplinari e multidimensionali.
Siamo chiamati a rafforzare la nostra presenza nelle reti nazionali e internazionali, accedendo in modo strutturato ai grandi programmi europei, promuovendo la mobilità di dottorandi e ricercatori, costruendo una cultura della progettazione competitiva capace di alimentare il nostro sviluppo.

  1. Potenziare la qualità, la libertà e la rilevanza scientifica della ricerca di Ateneo.
  2. Rafforzare la dimensione interdisciplinare e collaborativa della ricerca tra dipartimenti e tra saperi.
  3. Sostenere la partecipazione attiva ai programmi europei e internazionali, in particolare ERC e Horizon Europe.
  4. Valorizzare i risultati della ricerca con strumenti di mappatura, comunicazione e riconoscimento.
  5. Accompagnare la crescita dei giovani ricercatori, rendendo credibili e trasparenti le traiettorie di carriera.

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  1. Avatar Francesco Cafaro

    Colgo l’opportunità concessa da questo utile spazio di confronto per esprimere una riflessione sul punto 2, relativo alla dimensione interdisciplinare della ricerca. Certamente tale dimensione rappresenta l’esito della collaborazione non solo tra dipartimenti ma anche tra università e istituti di ricerca, italiani ed esteri, e quindi, in questo senso, è da auspicare anche in termini di internazionalizzazione. Tuttavia sono convinto che ci si debba guardare da un fraintendimento pericoloso. Se con il termine “interdisciplinare” si rincorre l’idea di un progetto comune a più discipline, il rischio connesso a tale operazione è che i saperi coinvolti, non potendo adottare tra loro un linguaggio troppo specialistico, finiscano per “annacquarsi” a vicenda. Tale sbocco sarebbe letale per una “University of Technology” quale aspiriamo ad essere, nella quale per “interdisciplinare” dovremmo prioritariamente intendere l’attività di un gruppo di ricercatori che in modo molto specialistico fanno ricerca di punta in un ambito scientifico non facilmente inquadrabile nei loro settori disciplinari di estrazione. Sappiamo che questo tipo di attività è culturalmente incentivata in Italia ma contraddittoriamente scoraggiata a livello concorsuale. Mi auguro che il futuro Rettore riesca a mettere in campo strategie e criteri per identificare e premiare questa interpretazione virtuosa del lavoro interdisciplinare.
    Francesco Cafaro

    1. Avatar Umberto Fratino

      Caro Francesco, il tema della contaminazione dei saperi per cogliere le opportunità di ricerca al confine tra diverse discipline è complesso nella sua declinazione e spesso strumentalmente interpretato. Io credo fortemente nella necessità che i saperi “politecnici” siano aperti e disponibili a essere arricchiti da visioni e suggestioni diverse, è un modo nuovo di guardare al problema, apre prospettive mai verificate nelle loro potenzialità, suggerisce modalità innovative di interpretazione, ma come dici non sempre ciò si ritrova coerente con i dettami imposti dalle rigide gabbie culturali nei quali si muovono i Gruppi Scientifici Disciplinari. Questa nostra italica anomalia di interpretare i saperi incanalandoli in percorsi rigidamente e talvolta artificiosamente costruiti è un limite che confligge con l’interpretazione pià ampia che è tipica degli ERC. Credo che la capacità di una comunità accademica di riconoscere il valore scientifico di un contributo di ricerca all’interno di un panorama di offerta culturale che tuteli il rigore disciplinare del settore e interpreti con favore la capacità di esplorare nuove frontiere di conoscenza intuendone le potenzialità sia un suo dovere culturale. La mia volontà di incentivare, con finanziamenti di Ateneo mirati, la contaminazione dei saperi su tematiche di frontiera stimolando le aggregazioni culturali tra i nostri talenti più giovani è la mia interpretazione di questa intervenuta esigenza. Farò di tutto per stimolarla.